Convegno Regionale di Pastorale Giovanile: “Ce sta o mar for!”

Carmine: «Il sangue, la famiglia… in tutto questo casino tu dove stai? Dove ti metti? Cosa vuoi davvero?»

Rosa: «Ancora? Dopo tutto quello che sto passando? Ho perso tutto e mi continui a parlare di amore?»

Carmine: «No, non sto parlando di amore. Sto parlando di te».

Rosa: «Non mi pare che stai parlando di me. Tu stai parlando di noi, è diverso. Conosco un solo modo per dimenticare tutto questo dolore: è quello di non sentire più niente».

(Mare Fuori 4, ep. 3)

 

Il giorno 27 aprile 2024 alle ore 9.30 torna l’appuntamento con il Convegno Regionale di Pastorale Giovanile che quest’anno avrà come titolo “Ce sta o mar for!”, dalla nota serie tv. La nostra riflessione pastorale guidata dal Vescovo delegato CEC Mons. Villano, che ha avuto inizio mesi fa al termine della GMG, non può che aprirsi a quella dei personaggi della serie tanto amata dai giovani, che ci dà occasione di un’analisi che nasce dal loro pensiero. La tematica, che si focalizzerà in particolare su adultità, comunità, cura e comunione ci prepara anche al Convegno nazionale di Maggio.

Ci hanno detto che abbiamo cinque sensi con cui percepiamo la realtà, canali che il mondo percorre per entrare dentro di noi, depositando messaggi e sovrascrivendo il bello e il brutto nel nostro cuore. Ci hanno detto che ciascuno di noi è una storia, forse non ancora narrata, non colta nella sua straordinarietà, ma chi ha il compito di far emergere le storie degli uomini, di trasformare esistenze perdute in sequel del Vangelo di Cristo, può ben dire di vivere la vocazione più entusiasmante che esista. Rosa Ricci, dilaniata tra l’appartenenza ad un clan partenopeo cui è affettivamente legata – ma di cui, inconsciamente, non condivide le logiche – e l’amore appassionato per Carmine Di Salvo, il figlio degli irriducibili rivali, questi seriamente determinato a raschiarsi dalla pelle il marchio criminale della famiglia, ha deciso di smorzare ogni sentimento, qualunque respiro di bene e di passione. Come si può restare indifferenti e non ingegnarsi quando una qualunque Rosa Ricci che ci passa affianco, come il Dominus transiens di agostiniana memoria, piercing e tatuaggi, cuffie e device, ha ormai scelto il dimenticare – che poi è un dimenticarsi – e il non sentire come massimo piacere e orizzonte di senso?

Cosa accade nel cuore e nella mente di un giovane che non reagisce di fronte ad una vita sempre esigente, che di fronte alla ricchezza che gli proviene dalla triplice relazione con Dio, con sé stesso, con l’altro, decide che l’unico modo di sopravvivere sia eliminarne almeno una, e adoperarsi per colmare il vuoto che si crea? Né crede che di poter trovare saldi punti di riferimento in famiglia, nella comunità, credente o meno che sia? «Siamo ragazzi fuori». Fuori di testa? Fuori di casa? Fuori da un luogo chiuso, fuori da qualunque idea di chiusura, propria o altrui? Fuori dal recinto del genitore normativo? Tutto questo pensa Clara, «Giulia» in Mare Fuori, recentemente approdata a Sanremo 2024. Ma cosa c’è fuori? Quando gli attori della serie TV cantano “ce sta o mar for”, sembra che il mondo si sospenda, sembra che guardando quel mare tutto ritrova pacificazione, non più faide, non più fedine penali macchiate… un mondo perfetto? Magari: ma se in quel mare i giovani si perdono, senza sapere dove l’onda li trasporta, è in quel mare che i giovani si ritrovano. E in quel mare di giovani, abbiamo bisogno di ritrovarci, con quel mare di giovani, di incontrarci, noi che non lo guardiamo da un carcere (…le nostre chiese sono un carcere?), e perciò potremmo percepirlo come eccesso di libertà. Chi sono questi giovani? Cosa facciamo per loro? Chi è veramente fuori, tra noi e loro? Certo sono domande provocatorie, ma vi abbiamo realmente dato una risposta – li abbiamo davvero presi a cuore? Constatata l’impossibilità di ricondurli dentro, a che punto siamo del progetto di fare del fuori una casa? Abbiamo abitato il territorio perché fosse la nostra condivisione di fede, di spazi, di tempo, di amore, il dentro di cui forse hanno bisogno?

Ecco dunque che abbiamo optato per una mattinata che è essenzialmente di incontro tra tutti coloro che svolgono il proprio servizio ecclesiale tra i giovani, sia come incaricati che come educatori, catechisti, insegnanti o appassionati. L’accoglienza e i saluti del Vescovo presidente della CEC, S.E. Mons. Antonio di Donna ci incoraggia nel cammino al rispondere a due nostri obiettivi del convegno. Dopo la grande GMG di Lisbona e l’anno trascorso vogliamo fermarci a riflettere e formarci sulle nuove istanze pedagogiche: lo faremo con l’aiuto di un esperto, il prof. Mauro Cozzolino, ordinario di Psicologia di Comunità presso l’Università degli studi di Salerno, che con la sua relazione “Partecipazione, prosocialità e cura: come promuovere l’empowerment di comunità”, ci aiuterà ad entrare nel tema in maniera analitica. Seguiranno poi dei tavoli di confronto spirituale, ne siamo abituati ormai e sappiamo quanto possono aiutarci nella ricerca di nuove prassi pastorali, avremo delle tracce di lavoro a cui attenerci e certamente avremo l’occasione di ascoltare la voce di Dio e fare le nostre proposte da condividere.

Un particolare grazie all’Arcidiocesi di Sorrento-Castellammare di Stabia che ci ospita e al Vescovo Alfano, che attraverso la pastorale giovanile diocesana, con generosità e disponibilità, ci aiuteranno a sentirci a casa.

A tutti, allora, l’incoraggiamento a partecipare, per condividere il sogno di Dio per raggiungere i nostri giovani e insieme sentire il grido dei nostri ragazzi fuori, come canta Clara, e rispondere a quella domanda di senso, “che cosa resta?”.

Ecco il link per iscriversi: https://forms.gle/fvxVUnjbLmehrqMr7

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