La fraternità nasce dalla condivisone di responsabilità!
Nelle ultime ore si registra ancora un naufragio al largo della Libia, dopo quello verificatosi lo scorso 21 aprile che ha visto la morte di 130 migranti.
Davanti a queste tragedie, resta l’amara constatazione della inefficacia di proclami ed apparenti assunzioni di responsabilità in rapporto a questo fenomeno umano. Perché di questo si tratta: la mobilità è iscritta nel DNA umano.
Il fantasma della paura e del sospetto impedisce di guardare realisticamente, a prendere sul serio e a valutare con lucidità ciò che accade sotto gli occhi di quelle che chiamiamo nazioni evolute, incapaci però di recidere, senza se e senza ma, un circuito di morte, determinato dal traffico e dalla tratta di esseri umani.
Troppe strumentalizzazioni di varia natura rendono il Mediterraneo, il Mare nostrum, un sepolcro per coloro che, nel miraggio di una qualità migliore di vita, si affidano a mercenari senza scrupoli.
«Vi confesso che sono molto addolorato per la tragedia che ancora una volta si è consumata nei giorni scorsi nel Mediterraneo. Centotrenta migranti sono morti in mare. Sono persone, sono vite umane, che per due giorni interi hanno implorato invano aiuto, un aiuto che non è arrivato. Fratelli e sorelle, interroghiamoci tutti su questa ennesima tragedia. È il momento della vergogna. Preghiamo per questi fratelli e sorelle, e per tanti che continuano a morire in questi drammatici viaggi. Preghiamo anche per coloro che possono aiutare ma preferiscono guardare da un’altra parte. Preghiamo in silenzio per loro» (Papa Francesco, Regina coeli, 25 aprile 2021).
La pandemia ha esacerbato ed inasprito gli animi, non ha prodotto quello che abbiamo sperato in termini di fraternità, di accoglienza, di relazione umana, di amicizia. Come ridestare le coscienze che, ormai, non avvertono quasi più il dramma di donne, uomini e bambini che perdono la vita alla ricerca di un sogno e di una qualità migliore di vita? Abbiamo lasciato cadere forse troppo presto, quanto ci veniva indicato da Francesco nel messaggio per la giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2018: «La nostra comune risposta si potrebbe articolare attorno a quattro verbi fondati sui principi della dottrina della Chiesa: accogliere, proteggere, promuovere e integrare».
Resta il sogno di un possibile cambiamento, unito alla presa di consapevolezza che la fraternità nasce dalla condivisone di responsabilità e che, fino a quando ognuno non si impegna per ciò che è sua competenza, queste tragedie resteranno come macigni sulla coscienza fratricida di un’Europa stanca ed invecchiata.
+ p. Antonio De Luca
Delegato Migrantes Conferenza Episcopale Campana